IL TESORO PALEONTOLOGICO DELL’EMILIA OCCIDENTALE
1. Il delfino predato da uno squalo.
Nel 1895 furono trovati a Rio Stramonte i resti di un delfino Hemisyntrachelus cortesii del Pliocene.
Lo scheletro è incompleto ma mostra segni chiari della causa di morte.
Fu attaccato da un grande squalo bianco (Carcharodon carcharias).
Le ossa presentano morsi e striature tipiche dei denti seghettati del grande squalo bianco.
Il professor Cigala Fulgosi riconobbe la predazione analizzando costole e vertebre.
2. La balena del mare antico
Intorno al 1875, vicino a Castell’Arquato, fu ritrovato un grande scheletro fossile quasi completo di una balena antica.
Il reperto, lungo circa 8 metri, fu acquisito dall’Università di Parma grazie a Pellegrino Strobel.
È stato identificato come Cetotherium capellinii, scoperto da Brandt nel 1873.
Il fossile è ben conservato e presenta caratteristiche che potrebbero richiedere una revisione scientifica.
Si trattava di una balena simile agli attuali misticeti, con fanoni.
3. I mammiferi continentali del Pleistocene
I fossili appartengono a Hippopotamus major, Mammuthus primigenius e Bison priscus.
Provengono da diverse località del Parmense e del Piacentino e non sono coevi.
I reperti comprendono una mandibola, una zanna e un cranio.
Risalgono al Pleistocene e all’Olocene.
Testimoniano la ricca fauna di grandi mammiferi che popolava la Pianura continentale.
4. I fossili delle alluvioni del Po
Durante le piene, il Po erode i depositi e riporta alla luce antichi resti ossei.
Si tratta di fossili di grandi mammiferi del Quaternario superiore.
Provengono da vari punti dell’alveo del fiume.
Testimoniano faune di periodi caldi, freddi e temperati.
Sono preziosi indicatori paleoclimatici.



